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22 febbraio 2006

cHE rOGNA!!


fa piuttosto schifo vero?
ovviamente, é l’acaro che produce la così detta rogna!

Il punto della questione però non é né l’acaro né la patologia(*), bensì la rogna-metaforica della “grossa rogna” quale é di certo un argomento quale la “sicurezza della navigazione”.

Sulla “sicurezza” se ne dicono sempre tante, soprattutto dopo che qualcuno si sia fatto male (o sia andato molto vicino a farsene..), generalmente però passa l’onda emotiva e tutto torna in soffitta (altra metafora, ovviamente..).

Qui segnaliamo un caso esemplare: la curatrice di un blog anglofono che tratta anche di vela(**) ha preso una bomata in testa (in realtà l’hanno presa lei ed uno del suo equipaggio), ed essendosela cavata con una gita al prontosoccorso, ecco qui il relativo racconto sotto forma di post!

Fin qui la cronaca, ora l’onda emotiva: il post infatti si riallaccia ad una questione che periodicamente affiora nella vela anglosassone, dove, sarà per la maggiore intimità con condimeteomarine avverse (leggi: oceano o acque limitrofe), sono un po’ più attenti alla materia “sicurezza”, nella fattispecie la pietra dello scandalo é l’uso del casco in barca!

Sia chiaro:

NESSUNO QUI LO STA PROPONENDO(***)

.. anche perché a chi lo si dovrebbe proporre??

Semplicemente si sta riportando un dato, ossia il dato che all’estero, in diverse occasioni pubbliche (all’estero é possibile..), si sia affrontato questo particolare aspetto della sicurezza in barca.

In realtà l’argomento é stato affrontato, e da alcuni é stato anche decisamente “risolto”, visto che l’uso del casco in barca, fino a poco tempo fa ritenuto semplicemente inconcepibile(****), si sta diffondendo, seppure in alcuni ambiti marginali, come nella vela in solitario, tant’é che la Classe Mini statunitense ha stipulato una sorta di convenzione-promozione con una ditta che produce proprio “caschi per velisti” (sotto il link).

Insomma probabilmente é estremamente lontano il giorno nel quale vedere la lettera Y del Codice Internazionale salire sulla Barca Comitato, vorrà dire che oltre a doversi infilare il salvaggente, si dovrà anche indossare il casco, anzi é estremamente probabile che quel giorno non arriverà mai, vista anche la recente proroga (da parte dell’ISAF) dei termini per l’entrata in vigore della norma che avrebbe dovuto rendere obbligatorio l’uso del trapezio con sgancio di sicurezza(*****), ma se poi quel giorno dovesse proprio arrivare, potrete almeno dire a vostro nipote di ricordare di una delle prime volte che vi capitò di sentirne parlare.

Nei links che seguono un articolo dove viene affrontata la questione-casco da un giornalista il nome del quale potrebbe risultare familiare a qualcuno (******), in un altro, cioé qui, il sito web della succitata ditta che produce attrezzatura per la sicurezza dei velisti.


(*) chi invece fosse interessato al parassita della rogna, qui può trovare diverse informazioni..

(**) quando aprì i battenti snipeout in molti ebbero da ridire anche sulla non-monograficità di questo spazio, il che fece sorridere molti altri, consapevoli che la web-monograficità abbia senso solo in caso di spazi web “commerciali” o “istituzionali”, ma in fondo la storia di quelli che vedono un albero, e un albero, e un albero, e di quelli che vedono un bosco, é un’altra (vecchia) storia..

(***) anche perché l’aria ed il contatto con gli elementi che davano lo sci, o anche le due ruote, per quanto sia stata sacrosanta l’introduzione del casco obbligatiorio (con tutte le sfumature del caso, ovviamente) é ancora troppo vivo!!

(****) alzi la mano chi abbia mai avuto in simpatia il casco, il salvaggente o anche le cinture, visto che ci siamo!

(*****) qualche tempo fa giravano dei numeri (da prendere assolutamente con beneficio) che la seconda causa di incidenti gravi, sulle barche di piccole dimensioni, fossero i trapezi (leggi: rimanere incasinati al trapezio in caso di scuffia), preceduti solo dalle collisioni con altri natanti (di solito a motore), e seguiti, con distacco, dalle bomate in testa, che non sarebbero molte quantitativamente, ma spesso piuttosto gravi.

(******) se vi ricorda qualcosa, potrebbe ricordarvi il nome dell’autore di “Fastnet Force 10”, l’indagine-resoconto della tragica edizione del 1979 della Fastnet Race.. non fare il vago, te lo sei letto.. e se non l’hai letto, con un titolo del genere ora non riuscirai a non leggertelo!!

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